Ebbrezza sonora/partitura

23 Maggio 2017

Ci sono esperienze musicali che hanno la straordinaria qualità di avere una valenza doppia. La prima A? quella artistica, la seconda è di tipo storico ed è quella che vede un rilancio o riproposizione di generi non troppo praticati.
L’aspetto artistico e l’apprezzamento di esso sono legati sicuramente al gusto degli ascoltatori ed anche alle tendenze estetiche del tempo che viviamo.
Da questo punto di vista definire la musica di Antonio non è semplice come non lo è azzardare definizioni di genere per ciò che accade oggigiorno nel mondo dei suoni. Una cosa A? certa, Antonio, da molti anni, attraverso anche la sua dimensione di ottimo pianismo che lo distingue, prosegue una tradizione compositiva che ha avuto, anche se con notevoli diversità stilistiche, autori quali Milhaud e Shostakovic come massimi rappresentanti di un originale camerismo. La musica di Antonio ripercorre questa tradizione, come nel brano “Dialoghi Strumentali” o in “Fantasia Garganica”, inserendovi elementi della scrittura musicale cosiddetta “extracolta”. Ciò emerge nella sapiente scelta degli andamenti ritmici o anche nella scelta di fraseggi ed armonizzazioni tipici di un Jazz molto raffinato.
C’è poi una qualità che oserei definire più oggettiva o, se vogliamo, appunto, storica, che è quella di produrre opere pensate per delle formazioni rare e/o particolari che hanno un repertorio a loro dedicato troppo esiguo o che comunque vada rinnovato.
Questo “Ebbrezza Sonora” di Antonio Cocomazzi va sicuramente collocato in quest’ambito. La presenza, con il pianoforte, in varie combinazioni, di strumenti quali, il saxofono, il violino, il contrabbasso e, soprattutto, la marimba, ha il grande merito di operare un rilancio originale delle piccole formazioni da camera e di uno strumento, quale appunto la marimba e le percussioni (come in “Idee”) che hanno avuto poche opere a loro dedicate. Da discreto conoscitore di questi strumenti la cosa che più mi ha colpito è l’uso che di essi Antonio fa, senza un filo di retorica o di mera ricerca del facile effetto. Tutto necessario, tutto semplicemente “essenziale” e splendidamente musicale.

Gian Luca Ruggeri
Marzo 2009